Morale della favola: Coloro che desiderano cose contrarie alla loro natura, oltre a non ottenerle, subiscono le conseguenze più disastrose.
L'asino e le cicale
Esopo
Esopo è stato un saggio scrittore che si suppone sia vissuto nel sesto secolo a.C. In realtà, non si sa se sia veramente esistito. La versione più convincente narra che il favolista greco fosse uno schiavo affrancato, condannato a morte a Delfi, un'antica città della Grecia, a causa di un furto sacrilego che molto probabilmente non aveva commesso, come raccontò Erodoto, detto "il padre della storia".In questa favola, dal titolo "L'asino e le cicale", il messaggio dell'autore è che le persone che si sforzano di raggiungere ciò che è contrario alla loro stessa natura, non solo non raggiungono il loro obiettivo, ma vanno incontro a gravi disastri.
C'era una volta un asino che pascolava nei campi, quando sentì il canto delle cicale. Quel suono gli piacque talmente tanto che ne restò affascinato. Preso dall'invidia, chiese alle cicale: "Cosa mangiate per avere una voce così soave?"
"La rugiada", fu la risposta in coro delle cicale.
Da quel momento, per giorni, l'asino si nutrì solo di rugiada, fino a quando morì di fame.
Si può affermare che i personaggi rappresentati in questo racconto abbiano caratteristiche umane che possiamo così menzionare:
- Invidia? Sì, l'asino era invidioso, perché voleva avere una voce melodiosa.
- Ostinazione? L'asino è stato testardo e ostinato. Sebbene il tempo passasse e la sua voce non cambiasse, continuò a nutrirsi di rugiada fino all'estremo.
- Ingenuità? Le cicale sono state piuttosto sempliciotte. Non pensavano che gli altri animali le invidiassero per il loro canto.
L'insegnamento di questa favola è che dobbiamo essere contenti di come siamo, perché ognuno di noi ha determinate virtù e capacità uniche che definiscono la nostra personalità. Entrambe possono essere sviluppate con impegno e conoscenza di sé.