Morale della favola: Questa storia ci insegna che il coraggio è un'esperienza soggettiva e che spesso nasce dal fatto di non capire il pericolo
Giovannino senza paura
fratelli Grimm
Ecco un breve riassunto liberamente tratto dal libro "Giovannino senza paura", una fiaba classica intrisa di coraggio e desiderio di sapere. La storia è stata scritta dai fratelli Grimm, che descrivono Giovannino come un giovane un po' diverso dagli altri coetanei. Un giorno, spinto dal padre, il ragazzo intraprese un lungo viaggio alla scoperta del significato della paura, affrontando sfide stravaganti e situazioni fuori dal comune.Breve riassunto di Giovannino senza paura dei fratelli Grimm (diverso da Giovannin senza paura nella versione di Italo Calvino).
C'era una volta una famiglia di contadini che avevano due figli. Il maggiore era giudizioso e molto volenteroso, mentre il più giovane, a cui era stato dato il nome di Giovannino, era considerato da tutti un po' stupido. Di lui la gente diceva che era un grosso peso per suo padre. Quando c'era qualcosa da fare, era sempre il maggiore che si sobbarcava il lavoro.
Ma il maggiore era anche noto per la sua paura. Quando c'era da fare qualcosa di notte, soprattutto nei pressi del cimitero, o in qualche luogo buio, lui si rifiutava, dicendo: "Oh, no, padre, non ci vado. Ho paura!"
Un giorno, il padre si rivolse a Giovannino: "Figliolo, adesso sei abbastanza grande per fare qualcosa di utile. Guarda tuo fratello quanto lavora, mentre tu sprechi il tuo tempo." Guardando negli occhi suo padre, Giovannino rispose: "Voglio imparare qualcosa, soprattutto, voglio sapere cosa significa avere la pelle d'oca dalla paura, perché a me non succede mai."
Il fratello maggiore rise quando lo sentì, pensando che Giovannino non sarebbe mai diventato qualcuno nella vita. Il padre sospirò e disse: "Un giorno saprai cos'è la paura, ma questa non ti farà guadagnare da mangiare."
Il sagrestano della città ascoltò la storia di Giovannino e si offrì di insegnargli cosa fosse la paura. Il padre di Giovannino acconsentì. Il sagrestano portò Giovannino in chiesa per fargli suonare le campane a mezzanotte in punto.
Mentre Giovannino saliva sul campanile, il sacrestano, travestito da fantasma, si nascose sulle scale. Quando il giovane lo vide, gridò: "Chi è lì?" Il sagrestano non rispose, sperando di spaventarlo. Ma siccome Giovannino non aveva paura, dopo il terzo avvertimento, pensando che quello fosse un ladro, lo scaraventò giù per le scale, provocandogli la rottura di una gamba.
Il giorno dopo, quando il padre di Giovannino seppe dell'accaduto, si arrabbiò moltissimo. Dopo essersi scusato con il sagrestano, l'uomo rimproverò suo figlio, e dopo avergli dato cinquanta monete, gli ordinò di andare via e di non tornare più a casa sua. Giovannino partì all'alba con le sue cinquanta monete in tasca, determinato a sapere cosa si prova ad avere paura.
A un certo punto Giovannino incontrò un tale a cui chiese di insegnargli la paura. L'uomo gli indicò in lontananza un patibolo con sette impiccati. L'uomo gli disse: "Se rimarrai sotto quel palco fino all'alba, troverai ciò che stai cercando."
Giovannino trascorse tutta la notte sotto il patibolo, ma non ebbe paura. Prese i corpi per scaldarli accanto al fuoco, pensando che dovessero aver freddo. All'alba l'uomo ritornò e, vedendo che il giovane non aveva avuto paura, se ne andò deluso.
Il giovane continuò il suo cammino fino a quando incontrò un carrettiere il quale, udendo la sua strana richiesta di conoscere la paura, lo condusse da un locandiere, che, dopo aver ascoltato le parole di Giovannino, gli raccontò di un castello incantato dove chiunque avesse trascorso tre notti avrebbe imparato cos'è la paura. Inoltre, avrebbe ricevuto in dono la mano della figlia del re e una grande fortuna.
Giovannino accettò la prova e si presentò al cospetto del re, che gli permise di trascorrere tre notti nel castello.
La prima notte passata nel castello, apparvero due giganteschi gatti neri con i quali Giovannino, per nulla intimorito, si mise a giocare a carte. Più tardi arrivò un'orda di cani e gatti neri che lo circondarono. il ragazzo li affrontò coraggiosamente e, alla fine della notte, si sdraiò su un letto che vagava per tutto il castello. Nonostante tutto, Giovannino non ebbe paura.
La seconda notte, dopo aver sentito strani rumori e aver visto la metà di un uomo cadere dal camino, Giovannino non ebbe paura. Nemmeno quando apparve l'altra metà e altri fantasmi che cominciarono a giocare, Giovannino si unì a loro senza paura.
La terza notte, alcuni giganti portarono una bara con dentro un uomo morto. Giovannino pensò che fosse un suo parente, per cui riscaldò il corpo del morto. Quello si alzò, minacciando di strangolarlo. Senza paura, Giovannino lo rimise nella bara.
All'alba, Giovannino confermò al re di non avere mai tremato dalla paura.
Dopo aver sposato la principessa e aver vissuto nel castello, una notte, sua moglie, stanca dei suoi continui lamenti, gli versò addosso un secchio di acqua fredda mentre dormiva. Svegliandosi bagnato e tremante, Giovannino esclamò: "Finalmente so cos'è la paura!"