I sentimenti che ci feriscono, come l'odio e il rancore, vanno buttati via, mentre ciò che ci dà pace bisogna conservarlo nel profondo del cuore.
C'erano una volta due amici che si volevano bene come fratelli. Erano entrambi vicini di casa e un giorno decisero di intraprendere un viaggio nel deserto. Ognuno si fidava ciecamente dell'altro e ciascuno sentiva che non poteva avere compagnia migliore. Tuttavia, dopo lunghe ore di cammino, la stanchezza del viaggio favorì la comparsa di divergenze nelle loro opinioni.
Da piccoli attriti erano passati a un'accesa discussione e da questa a un dibattito incandescente. La situazione era arrivata a un punto così estremo che improvvisamente uno dei due amici colpì l'altro. Resosi subito conto del suo errore, chiese perdono. Il ragazzo che era stato percosso scrisse sulla sabbia: "Oggi il mio migliore amico mi ha colpito".
Proseguirono per la loro strada e più tardi arrivarono a un'oasi, dove decisero di farsi un bagno. Erano appena entrati in acqua quando all'improvviso si formò un gorgo che risucchiò uno dei due amici il quale cominciò ad annegare. Prontamente, l'altro amico allungò la mano e lo afferrò, mettendo a rischio la sua stessa vita, e lo salvò.
Fu in quel momento che il ragazzo prima picchiato e poi soccorso, scrisse su una pietra: "Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita". L'altro, guardandolo incuriosito, gli chiese: "Perché dopo che ti ho colpito, hai scritto sulla sabbia e ora che ti ho salvato, scrivi su una pietra?"
Sorridendo il ragazzo così spiegò: "Quando un amico ci ferisce, bisogna scriverlo nella sabbia, così che il vento del perdono si occuperà di cancellarlo. Quando invece il nostro amico fa qualcosa di grande, allora occorre inciderlo sulla pietra, in modo che nessun vento al mondo potrà mai cancellarlo".
Da piccoli attriti erano passati a un'accesa discussione e da questa a un dibattito incandescente. La situazione era arrivata a un punto così estremo che improvvisamente uno dei due amici colpì l'altro. Resosi subito conto del suo errore, chiese perdono. Il ragazzo che era stato percosso scrisse sulla sabbia: "Oggi il mio migliore amico mi ha colpito".
Proseguirono per la loro strada e più tardi arrivarono a un'oasi, dove decisero di farsi un bagno. Erano appena entrati in acqua quando all'improvviso si formò un gorgo che risucchiò uno dei due amici il quale cominciò ad annegare. Prontamente, l'altro amico allungò la mano e lo afferrò, mettendo a rischio la sua stessa vita, e lo salvò.
Fu in quel momento che il ragazzo prima picchiato e poi soccorso, scrisse su una pietra: "Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita". L'altro, guardandolo incuriosito, gli chiese: "Perché dopo che ti ho colpito, hai scritto sulla sabbia e ora che ti ho salvato, scrivi su una pietra?"
Sorridendo il ragazzo così spiegò: "Quando un amico ci ferisce, bisogna scriverlo nella sabbia, così che il vento del perdono si occuperà di cancellarlo. Quando invece il nostro amico fa qualcosa di grande, allora occorre inciderlo sulla pietra, in modo che nessun vento al mondo potrà mai cancellarlo".