Non si deve incolpare qualcuno solo per un sospetto, almeno finché non si hanno le prove di ciò che è accusato.
![[feature] Il sospetto](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvsm3y-qNpLYCPl7iB-woVVlhEoavbb_kEkOJTP6Sz9Dp3CCK9FKaHI8xK-qyprN3ST0hJlGgXk3Li6uSX90TBJlVPnMR1v1hWq71qBn7M50BTfqqkeFeFCuMwj9xPDvwgk6IxIjxcwJU/s696/ascia.jpg)
Non appena entrò in casa, il tagliaboschi fu assalito da un sospetto. Egli pensò che molto probabilmente era stato proprio il vicino a rubare la sua ascia. "Infatti", disse tra se: "Ora che ci penso, il suo sorriso era molto agitato, inoltre, mi ha guardato in modo strano, e mi è parso anche che gli tremassero le mani. Pensandoci bene, il mio vicino aveva la stessa espressione di un ladro, parlava come un ladro e si muoveva come un ladro."
Mille pensieri gli passavano per la testa, intanto, il taglialegna si convinceva sempre di più che il colpevole del furto dell'ascia fosse il suo vicino. E cammina, cammina, frastornato da questo tormento, senza nemmeno accorgersi, si ritrovò sul luogo dove era sparita la sua ascia, quando, improvvisamente, inciampò con il piede in qualcosa e cadde.
Guardando a terra, il boscaiolo trovò la sua ascia.
Pentito dei suoi sospetti, lo spaccalegna tornò a casa e vide di nuovo il vicino che lo salutò con lo stesso sorriso di prima. Il suo sguardo, il modo di parlare e l'atteggiamento, gli apparsero normali, cioè, quelli di sempre.
La morale di questa storia ci aiuta a comprendere che a volte i nostri sospetti ci fanno avere una percezione distorta della realtà, fraintendendo situazioni, circostanze e persone con una certa facilità.
Gennaro Langella