Morale della favola: Per comprendere il mondo non ci si deve fermare alle apparenze, ma occorre chiedersi la ragione di ogni cosa.
La rosa e il ranocchio
Anonimo
Questa metafora della rana e la rosa è uno di quei racconti che, seppure molto brevi, possono aiutarci a cambiare il nostro modo di pensare e farci riflettere.Tanti anni fa in un giardino fiorito cresceva il fiore più bello tra tutti. Era una splendida rosa rossa, piena di entusiasmo quando gli umani la lusingavano. Tuttavia, si intristiva vedendo che tutti la guardavano da lontano. Avrebbe voluto essere ammirata più da vicino.
Un giorno notò sotto ai suoi piedi un enorme rospo nero. Non era per niente bello da vedere con quei suoi grandi occhioni sporgenti. Inoltre, il colore scuro come il carbone e le macchie orribili sul corpo, spaventavano chiunque. La rosa capì che le persone non si avvicinavano a lei a causa di quell'orrendo animale.
Immediatamente, la rosa ordinò al rospo di andarsene. "Ti rendi conto che restando qui, dai una brutta immagine di me?" Il ranocchio, con grande umiltà , obbedì e senza proferire parola per non arrecare altro disturbo, se ne andò.
Passarono pochi giorni e la rosa cominciò a deteriorarsi. Le sue foglie e i petali iniziarono a cadere. Nessuno la guardava più. Passò di là una lucertola e vide la rosa che piangeva. Le chiese perché era così infelice e lei rispose che le formiche la stavano distruggendo. Fu a quel punto che la lucertola disse ciò che la rosa già sapeva: "È stato il rospo che ti ha tenuta bella mangiando le formiche".
Troppo spesso giudichiamo e condanniamo qualcuno alla prima impressione che abbiamo nel guardare il suo aspetto esteriore senza renderci conto d'aver fatto del male a un innocente.
Gennaro Langella