Morale della favola Spesso la menzogna si ritorce contro colui che la dice.
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L'aquila e il gufo
Esopo
L'Aquila e il Gufo, si sa, sono due uccelli predatori, il primo prettamente diurno e l'altro esclusivamente notturno. Dopo molti litigi, un giorno, i due piumati giunsero alla conclusione che per loro sarebbe stato più conveniente diventare amici. con la promessa che l'aquila, di giorno, non avrebbe mangiato i figli del gufo, viceversa, durante la notte, il gufo non si sarebbe avvicinato ai pulcini dell'aquila."Ma tu conosci i miei piccoli?" Domandò il gufo. "No", rispose l'aquila. "Se non sai distinguerli, temo che non potrai mantenere il tuo giuramento con loro quando li troverai, e li mangerai", esortò il gufo il quale per evitare che l'aquila si cibasse per sbaglio dei suoi piccoli, glieli descrisse così: "Essi sono le creature più dolci e graziose del creato. Hanno occhi chiari e un incantevole piumaggio." Poi concluse: "Ecco, adesso che te li ho descritti, non ti potrai sbagliare."
Dopo un po', l'aquila scorse dei piccoli uccelli appena nati, nascosti nella cavità di un albero. "Questi piccoli esseri spaventosi e ripugnanti, di sicuro non possono essere i figli del mio amico gufo", pensò la regina dei rapaci, avventandosi su di essi, saziando la sua fame con la loro tenera carne, senza il benché minimo sospetto di sbagliare.
Quando il gufo tornò al suo nido, ormai vuoto, recante le tracce degli artigli dell'aquila, rimproverò la sua amica, accusandola di spergiuro, ma lei ribatté: "La colpa è tua che mi hai mentito, falsificando la realtà , facendo dei tuoi piccoli un ritratto troppo lusinghiero."