Foibe di Basovizza: La storia che vi voglio raccontare - Video

Foibe, la storia dimenticata. Esodo degli istriani, fiumani e dalmati (a cura della Lega nazionale di Trieste - gruppo giovani)

Foibe di Basovizza: La storia che vi voglio raccontare - Video La storia che vi voglio raccontare è la vicenda di un pezzo d'Italia dimenticato dai libri, dalle televisioni, dalle scuole, per oltre sessant'anni. È la storia di migliaia di abitanti della Venezia Giulia che hanno pagato con la vita il desiderio di vivere in libertà, la voglia di vivere in Italia.

È la storia di giovani e anziani, di intere famiglie che hanno pagato con tutti i propri beni, le case, i negozi, le fabbriche e i campi, la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Essi hanno pagato per tutti noi. È la storia delle Foibe, ossia delle stragi fatte dai partigiani comunisti del dittatore jugoslavo Tito, e dell'Esodo, della fuga di 350.000 italiani dalle terre a est di Trieste, una volta italiane, ora slovene e croate.

In Italia, un'altra storia:
Alla fine della seconda guerra mondiale, mentre tutta l'Italia si liberava dall'occupazione nazista, grazie all'esercito anglo-americano, a Trieste e nell'Istria (sino ad allora territorio italiano), si viveva l'inizio di una tragedia, poiché la "liberazione" procedeva ad opera dell'esercito comunista jugoslavo agli ordini del maresciallo Tito.
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350.000 italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia devono abbandonare le loro case, il lavoro, gli amici, gli affetti, e scappare, incalzati dalle bande armate jugoslave. Decine di migliaia saranno uccisi nelle Foibe o nei campi di concentramento "titini" (così chiamati perché voluti da Tito). La loro colpa era di essere italiani e di non voler cadere sotto il regime comunista.

Trieste, dopo aver subito più di un mese di occupazione jugoslava, ancora oggi ricordati come "i quaranta giorni del terrore", vive i successivi 9 anni sotto il controllo di un governo militare alleato (americano e inglese), in attesa che le diplomazie decidano la sua sorte. Solo nell'ottobre del 1954 l'Italia prende il pieno controllo di Trieste, lasciando l'Istria all'amministrazione jugoslava. Poi, nel 1975, con il "Trattato di Osimo", l'Italia rinuncia definitivamente, e senza alcuna contropartita, ad ogni pretesa su parte dell'Istria, nonostante fosse terra italiana sin da quando era provincia dell'Impero romano.

Ma facciamo qualche passo indietro:
Ripartiamo proprio da qua, da dove Geografia e Storia s'incrociano. Da centinaia d'anni, sulla sponda orientale dell'Adriatico, di fronte a Venezia e a Ravenna, nei territori che ancora ora sono Slovenia e Croazia, si è parlato prima latino, poi veneto ed infine italiano. La cultura, l'arte, l'architettura, le popolazioni, erano italiane, come lo erano a Trieste, anche se sotto dominazione politica dell'Impero austriaco. Stiamo parlando di Trieste e Gorizia, dell'Istria e di alcune città e paesi della costa Croata e Dalmata (Fiume, Zara, Spalato, Ragusa).
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Alla fine della prima guerra mondiale, questi territori sono finalmente diventati parte dell'Italia. Nel 1940 l'Italia entra in guerra a fianco della Germania nazista. Insieme invadono e si annettono il Regno di Jugoslavia. Nasce la resistenza jugoslava contro i nazisti e i fascisti, comandata dal leader comunista Josip Broz Tito. In tutta la Jugoslavia, paese da sempre diviso, si scatenano violenze, stragi e pulizie etniche, tra comunisti e fascisti, ortodossi e musulmani, tra serbi, croati e le altre popolazioni.

La prima ondata nelle Foibe:
In questa situazione, con il contemporaneo crollo del regime fascista e la resa dell'esercito italiano, i partigiani di Tito prendono il potere nell'entroterra dell'Istria, mentre, sulla costa, l'esercito tedesco ancora resiste. I titini cominciano a perseguitare coloro che ai loro occhi rappresentavano l'Italia (maestri, funzionari pubblici, poliziotti e i loro familiari), o che semplicemente potevano intralciare l'avvento del regime comunista jugoslavo.

Che cosa sono le Foibe?
Le Foibe sono dei pozzi naturali presenti sul Carso (un altipiano alle spalle di Trieste), e in Istria. I partigiani comunisti di Tito, a partire dal 1943, vi gettano (infoibano) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, altre ancora vive, colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista.
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Chi sono e quanti sono gli infoibati?
Purtroppo è impossibile dire quanti sono stati gettati nelle foibe: circa 1.000 corpi sono stati recuperati, ma molte altre cavità sono irraggiungibili, questo ha reso impossibile il calcolo esatto dei morti. Approssimativamente si può parlare di 6.000 - 7.000 persone uccise nelle Foibe, alle quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag (campi di concentramento di Tito). Altre Foibe state scoperte di recente, dopo circa 70 anni. Gli infoibati sono prevalentemente italiani. In generale, tutti coloro che si oppongono, o semplicemente non desiderano un regime comunista Jugoslavo: Vi sono quindi anche molti sloveni e croati. Tra gli italiani vi sono ex fascisti, ma soprattutto, gente comune, colpevole solo di essere italiani e contro il dittatore Tito.

Che cosa vuol dire " infoibare"?
Le vittime dei titini, prelevate di forza dalle proprie abitazioni, sono condotte - spesso in seguito ad atroci violenze e processi sommari - nei pressi della foiba. Qui, con del filo di ferro, bloccano i polsi e le caviglie di ogni singola persona, legando poi le vittime a due a due e uccidendo solo uno dei prigionieri il quale trascina con sé, nella caduta, il compagno ancora vivo. Nei giorni seguenti, dal fondo delle foibe, ancora si sentiranno i lamenti e le invocazioni di aiuto da parte di questi poveretti, agonizzanti e feriti.

Una ragazza come voi:
Norma Cossetto (nella foto in basso) è una giovane studentessa istriana dell'università di Padova, rientrata a casa per le vacanze estive. Suo padre è un piccolo proprietario terriero, in quanto tale, considerato dai partigiani di Tito un nemico del popolo: quasi tutta la famiglia è sequestrata e processata. Rilasciata per la prima volta, Norma è poi nuovamente catturata, violentata, mutilata, e infine scaraventata nella foiba di Villa Surani. Norma ha poi ricevuto la laurea honoris causa dall'ateneo padovano e la medaglia d'oro al Valor Civile dalla Repubblica Italiana.
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Trieste passa dalla liberazione al terrore:
Il primo maggio 1945, Trieste è pronta a festeggiare la fine di una guerra lunga e dolorosa. Il giorno precedente, i volontari della Libertà, ovvero, gli uomini del Comitato di Liberazione Nazionale, hanno preso il controllo della città, sottraendolo alle truppe tedesche. Ma la realtà che scoprono quella mattina, è tutt'altra. I nuovi arrivati, cioè, le truppe comuniste jugoslave del maresciallo Tito, non sono portatori di pace, sono oppressori quanto e più delle truppe naziste che se ne sono appena andate e che per due lunghissimi anni avevano governato la città.

Quaranta giorni di terrore a guerra finita:
Per tutto un lunghissimo mese, Trieste vive nel terrore dei rastrellamenti e degli infoibamenti. Migliaia di persone spariscono per non fare mai più ritorno. Buona parte di costoro finisce nelle foibe. Oltre a molti cittadini, anche 40 finanzieri cadranno "infoibati". Chiunque era sorpreso con addosso una divisa, indifferentemente se militare o bidello o tramviere, era buttato nelle foibe. Una mattanza durata oltre quaranta giorni, praticamente, fino a quel 12 giugno 1945, quando le truppe Alleate inducono quelle slave comuniste a lasciare la città.
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La Foiba di Basovizza:
In origine, la Foiba di Basovizza era un pozzo minerario. Nel maggio 1945 fu utilizzata dai partigiani jugoslavi per l'occultamento di un numero imprecisato di cadaveri di italiani e tedeschi durante l'occupazione jugoslava di Trieste; furono gettati all'interno del pozzo un numero rilevante di cadaveri di prigionieri, militari e civili trucidati dall'esercito e dai partigiani titini. La Foiba di Basovizza, costituisce un po' il simbolo di tutte le foibe, si è dovuto quantificare il numero degli infoibati con il più arido e crudele dei sistemi: 500 metri cubi di ossa umane, sono equivalenti a circa duemila persone, poiché ogni metro cubo, contiene da 6 a 8 cadaveri.

Vivere nel terrore:
A partire dal 1 maggio 1945, le vittime destinate ad essere precipitate nella voragine di Basovizza, sono prelevate nelle loro case di Trieste durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città.
A Basovizza arrivano gli "autocarri della morte", con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro, spesso legati tra loro "a catena", sono spinti verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra sui primi fa precipitare tutti nel baratro. Chi sul fondo, dopo un volo di 200 metri, non trova la morte istantanea, continua ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime sono prima spogliate e seviziate.
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Il monumento della Foiba di Basovizza:
Nel 1980, in seguito all'intervento di molte associazioni, il pozzo di Basovizza e la Foiba n° 149 sono riconosciute quali monumenti d'interesse nazionale. Il sito di Basovizza, sistemato dal comune di Trieste, diventa il memoriale per tutte le vittime degli eccidi del 1943 e 1945. Solo nel 1991, anno cruciale per la dissoluzione jugoslava e dell'Unione Sovietica, a Basovizza si reca l'allora presidente della repubblica Francesco Cossiga, seguito due anni più tardi dal successore Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1992 dichiara la Foiba di Basovizza "Monumento Nazionale". Il 10 febbraio 2007 si inaugura finalmente il nuovo Sacrario di Basovizza.

Istria, una regione abbandonata:
Una delle pagine no scritte della nostra storia recente è l'Esodo di 350 mila abitanti dell'Istria, di Fiume e di parte della Dalmazia che, dal 1945, si riversano in Italia con tutti i mezzi possibili: vecchi piroscafi, macchine sgangherate, treni di fortuna, carri agricoli, barche e a piedi. Una fuga per restare italiani, un vero Esodo biblico, affrontato con determinazione in un'Italia semidistrutta, quale reazione al violento tentativo di naturalizzazione voluta, nella primavera del 1945, dalla ferocia dei partigiani di Tito. Dopo i primi rastrellamenti improvvisi, le vendette, dopo le notizie di "infoibamenti" e di fucilazioni da parte delle truppe comuniste jugoslave, le città dell'Istria cominciavano a svuotarsi. Da Fiume fuggono 54 mila su 60 mila abitanti; da Pola 32 mila. Complessivamente, oltre il 90% della popolazione istriana abbandona tutto quello che ha per scappare in Italia.
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Perché ricordare?
Nel corso degli anni queste storie, storie di morti ammazzati e di case e terre abbandonate, sono state cancellate, consapevolmente dimenticate. La storiografia, lo Stato italiano, la politica nazionale, la scuola, hanno completamente cancellato il ricordo ed ogni riferimento a chi è stato trucidato per il solo motivo di essere italiano o per non aver voluto sottostare al regime comunista di Tito.
Noi non vogliamo dimenticare.

Non vogliamo cancellare una parte di storia italiana:
Non dimenticheremo mai i sacrifici fatti dai nostri soldati. Nel 2004 è stato istituito il "Giorno del Ricordo", solennità ufficiale nella quale si ricordano le vittime delle Foibe e dell'Esodo istriano, Fiumano e Dalmato. Dal 2 giugno al 4 novembre, ogni domenica c'è l'alzabandiera a cura di un'Arma, a rotazione, Polizia, Carabinieri, Finanza, Esercito, Aeronautica ed altri Corpi militari.
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Fonte: Lega Nazionale
La Lega Nazionale è stata fondata nel 1891 e da allora, per 120 anni, ha sempre operato per il sostegno e la diffusione della cultura e della lingua italiana nelle terre contese del nord-est d'Italia. È un'associazione avente personalità giuridica, Medaglia d'Oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte, che ha come scopo statuario quello di "perpetuare e promuovere ovunque la conoscenza, lo studio, l'amore e la difesa della lingua e la civiltà italiana nella Venezia Giulia". A tal fine, l'Associazione svolge, indipendentemente da qualsiasi partito o organizzazione di parte, attività soprattutto, culturali, educative, assistenziali, ricreative.
Dal 1996 la Lega Nazionale opera anche su Internet, riscuotendo un enorme successo tra chi, lontano da Trieste e dalla Venezia Giulia, non ha mai sentito parlare delle questioni adriatiche, delle Foibe e dell'Esodo dall'Istria, Fiume e Dalmazia.

Un ringraziamento particolare va al Cav. Salvatore Porro (nel video), per la sua gentilezza e la disponibilità con cui ci ha fatto conoscere questa storia.




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