Morale della favola: Anche se noi non dobbiamo mordere e avvelenare nessuno, non è detto che non possiamo suonare il nostro "sonaglio".
La storia del serpente a sonagli
Buddha
Un giorno, una donna indù si recò da un monaco buddista lamentando che il marito era troppo violento e che la maltrattava. Il santone chiamò l'uomo e gli fece una ramanzina che non finiva mai.Dopo alcuni mesi l'uomo tornò al monastero. Era stufo di sentire le urla della moglie. La donna aveva preso il sopravvento su di lui e lo sgridava tutto il giorno. Il poveretto chiese al religioso che cosa doveva fare. Il sant'uomo gli raccontò la vecchia storia del serpente a sonagli.
C'era un cobra molto cattivo sul sentiero che portava al tempio dove i fedeli si recavano per pregare. Spesso il crotalo mordeva le persone che percorrevano quella strada. Un giorno si trovò a passare un incantatore di serpenti. Prima che il rettile potesse morderlo, con uno sguardo negli occhi, l'incantatore lo fece cadere in trance, poi gli disse: "Non è giusto che tu mordi le persone con i tuoi denti avvelenati. Da questo momento in poi, tu non morderai più nessuno!"
Dopo qualche mese, l'incantatore passò di nuovo da quelle parti e notò che il serpente era a terra, disteso sull'erba, pieno di lividi. Era in condizioni davvero pietose. "Cosa ti è successo?" Chiese l'incantatore.
"Dopo il tuo incantesimo con cui mi hai vietato di mordere la gente - spiegò il serpente - non sono stato più in grado di difendermi, così molte persone mi hanno picchiato. Per favore, rendimi indietro il mio morso!"
"Sei un serpente stupido!" Disse l'incantatore: "Ti avevo detto di non mordere più a nessuno ma non ti ho vietato di utilizzare il sonaglio."
L'uomo capì. Da quel momento si comportò con la moglie in modo deciso e assertivo. La donna non poté fare a meno di rispettare le opinioni del marito.