Morale della favola: Comportarsi in modo servile con i superiori non porta nessun guadagno.
Cesare Tiberio e il servitore servile
Fedro
Roma diventò una città piena di faccendieri indaffarati in mille cose ma che alla fine non ne portarono a compimento nemmeno una.Servitori ruffiani e servili che cercano di compiacere i loro padroni con la speranza di ricavarne compensi. Il più delle volte non solo ne ricevono un danno da questa loro piaggeria, ma si rendono anche antipatici agli occhi degli altri. Con la presente storia realmente accaduta, Fedro intende ammonire proprio questo tipo di persone.
Un giorno Cesare Tiberio si mise in viaggio per Napoli; quando giunse nei pressi della sua villa di Capo Miseno (costruita per mano di Lucullo sulla omonima altura bagnata dal tirreno, da cui è possibile scorgere il mare di Sicilia), tra i servitori accorsi a dare il benvenuto c'era un atriense con una tunica di lino di Pelusico ornata di frange pendenti che gli scendeva dritta sui lati il quale, nel mentre il suo signore camminava tra le aiuole in fiore, con un innaffiatoio si mise a dare acqua al terreno infocato dal sole con l'intento di mostrare il suo zelo di bravo servitore.
Tutti gli altri ridevano di lui, ma questi non si fermò. Precedendo il padrone, costui continuò a versare acqua sul viale in modo che non si alzasse la polvere. Cesare comprese le sue intenzioni e lo chiamò: "Ehi, tu!" Il servo alzò la testa di scatto sognando chissà quale dono gli volesse fare il suo Signore. Ma l'Imperatore Augusto lo schernì dicendogli: "Hai perso inutilmente il tuo tempo e il lavoro, poiché da me non avrai alcuna ricompensa".