Morale della favola: La bravura in ogni attività deve essere comprovata dai fatti.
Le api e i fuchi dinanzi al tribunale della vespa
Esopo
C'era una volta un gruppo di api che avevano costruito un grosso alveare nella cavità del tronco di una vecchia quercia.Tutto andava bene e le api riempivano laboriosamente i favi di buon miele. Ma un giorno arrivò in volo uno sciame di fuchi che volevano appropriarsi del miele nelle celle dell'arnia. Ne nacque una contesa tra le parti. Da un lato le api che si sentivano defraudate del loro lavoro, dall'altro i calabroni impostori che sostenevano di essere stati loro a produrre il dolce nettare. La controversia tra gli aculeati divenne talmente furiosa che alla fine si dovette ricorrere davanti alla legge.
L'atto di citazione con il quale le api avevano fatto ricorso contro i fuchi arrivò dinanzi al tribunale degli imenotteri e una vespa ebbe il compito di accertare la proprietà dei favi in argomento. Giacché l'arbitro ben conosceva le peculiarità che distinguevano gli attori dai convenuti, così si rivolse a loro:
"Il vostro aspetto è molto simile per forma e colore, il ché rende difficile per me poter dare un giudizio oggettivo. Quindi, affinché io possa emettere una giusta sentenza, prendete queste due arnie e ognuno di voi ci costruisca le celle con la propria cera. In questo modo io potrò confrontare il vostro lavoro con l'oggetto della contesa per poter stabilire chi ne sia il legittimo proprietario." Ovviamente la proposta della vespa piacque molto alle api che senza indugio accettarono, mentre i "pecchioni" rifiutarono di conformarsi alla richiesta del giudicante.
A questo punto l'arbitrato della vespa si completò con il seguente verdetto: " È chiaro che chi avesse dimostrato di saper rifare le nuove celle avrebbe comprovato di essere colui che ha costruito quelle in origine. Giacché i fuchi hanno testé rifiutata la possibilità di dimostrare la loro credibilità , ordino che sia consegnato alle api il frutto delle loro fatiche."