La storia d'amore di una donna cieca

L'amore non è qualcosa che si cerca, l'amore è una cosa che si trova.

Storia d'amore di una donna cieca I passeggeri guardavano con tenerezza la bella donna col bastone bianco mentre saliva con prudenza sull'autobus.

Lei ha vidimato il biglietto usando le mani per sentire la posizione della macchinetta obliteratrice, quindi, sempre a tentoni, ha camminato lungo il corridoio cercando la sedia. Quando l'ha trovata ha chiesto se era vuota, poi si è seduta, ha messo la borsa sulle ginocchia e con delicatezza ci ha appoggiato il bastone sopra.

È passato un anno da quando Anna, trentadue anni, era diventata cieca a causa di una diagnosi medica errata. Perdendo la vista, lei era sprofondata difilato nel mondo delle tenebre, della frustrazione e della rabbia. Siccome era stata una donna da sempre indipendente, ora si sentiva condannata da questo terribile scherzo del destino. Sentiva di essere impotente e soggetta all'aiuto delle persone a lei vicine.

"Come è potuto succedere questo a me?" Si era detta dal profondo del cuore manifestando un grande dispiacere. Ma nonostante lei piangesse e si disperasse, era cosciente che non avrebbe mai più recuperato l'uso della vista. Tutto ciò che le era rimasto era suo marito Marco.

Marco era un ufficiale dell'Aeronautica e amava Anna con tutto il suo cuore. In un primo momento, quando lei aveva appena perso la vista ed era crollata in preda alla disperazione, lui l'aveva aiutata ad acquistare forza e fiducia. Sapeva che la sua Anna aveva bisogno di diventare di nuovo indipendente. La sua formazione militare lo aveva allenato ad affrontare qualsiasi situazione critica, ma sapeva anche che questa era la battaglia più difficile che avesse mai affrontato.

Quando finalmente Anna si sentì pronta a tornare al lavoro, cominciarono i dubbi: Come poteva viaggiare da sola? Lei era abituata a prendere l'autobus, ma ora le sarebbe molto difficile spostarsi in città. Allora Marco si offrì di accompagnarla al lavoro tutti i giorni con la sua auto, pur prestando servizio all'altro capo della città. Questo era un sollievo per Anna e nel contempo appagava la necessità che aveva Marco di proteggere sua moglie non vedente di cui non era ancora del tutto sicuro che fosse riuscita a superare tutto ciò.

Presto Marco capì che questo metodo non avrebbe funzionato a lungo; era costoso e faticoso. "Anna deve iniziare a prendere di nuovo l'autobus", aveva detto a se stesso. Ma solamente ad accennarlo alla moglie, lei cominciava a tremare. Era ancora molto fragile e arrabbiata. Come avrebbe reagito?

Proprio come Marco aveva previsto, Anna rabbrividì al pensiero di dover prendere di nuovo l'autobus. "Sono cieca!" rispose lei, urlando: "Come faccio a capire dove sto andando e quando sono arrivata? Mi sento come se tu mi volessi abbandonare". A sentire queste parole il cuore di Marco si spezzò, ma lui sapeva che doveva tenere duro, così promise alla moglie che sarebbe andato con lei sull'autobus tutte le mattine e ugualmente la sera al suo ritorno, tutto il tempo necessario fin tanto lei non fosse riuscita a farlo da sola. E fu esattamente come lui aveva detto.

Per due settimane, con addosso la sua uniforme militare, Marco ha accompagnato ed è andato a prendere ogni giorno la sua Anna al lavoro. Lui le ha insegnato a fare affidamento sugli altri suoi sensi, in particolare l'udito, per sapere dov'è e come adattarsi alla nuova condizione. L'ha aiutata a fare amicizia con l'autista del bus, in modo che potesse sorvegliarla e riservarle il posto. È riuscito a farla sorridere anche nei giorni in cui le non si sentiva molto bene. Ogni mattina viaggiavano insieme, poi Marco tornava al suo Ufficio.

Anche se questa consuetudine risultava ancora più costosa e faticosa, Marco sapeva che era solo questione di tempo, prima o poi Anna sarebbe stata di nuovo in grado di prendere l'autobus da sola. Lui credeva in lei. Conosceva la sua Anna e aveva avuto modo di accorgersi che prima ancora che lei perdesse la vista non aveva mai avuto paura di nessuna sfida e che mai avrebbe rinunciato a lottare.

Un giorno Anna decise che era pronta a provare a viaggiare da sola. Il Lunedì mattina, prima di andare via, mise le braccia intorno al collo di Marco, suo marito, il suo migliore amico e suo compagno di viaggio sul bus. I suoi occhi erano pieni di lacrime di gratitudine per il suo attaccamento, la pazienza e l'amore. Lo salutò e per la prima volta, dopo tanto tempo, i due andarono per strade diverse.

Passarono i giorni: Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, e ogni giorno era splendido per Anna. Ormai lei riusciva a fare tutto da sola. Il Venerdì mattina aveva preso come al solito l'autobus, mentre saliva l'autista esclamò: "Signora, io la invidio!"

Anna non era del tutto sicura che l'autista stesse parlando con lei. Dopo tutto, chi mai in questo mondo potrebbe invidiare una donna cieca che sta lottando per raccogliere le forze per continuare a vivere? Curiosa, gli chiese: "Perché ha detto che mi invidia?" Lui rispose: "Deve essere bello sentirsi curati e protetti come stanno facendo con lei!"

Anna non aveva idea di cosa stesse parlando, e chiese di nuovo: "Che cosa volete dire?" Il conducente rispose: "Dalla scorsa settimana, ogni mattina un gentiluomo in uniforme attende in un angolo della strada e la guarda fino a quando lei scende dal bus. Quindi, si assicura che attraversa la strada seguendola con lo sguardo fino a quando entra nell'edificio in cui lavora. Poi le lancia un bacio, infine le fa un cenno di saluto e se ne va. Lei è una donna davvero fortunata!"

La felicità inondò Anna. Anche se non riusciva a vederlo fisicamente, lei aveva sempre avvertito la presenza di Marco. Anna è stata benedetta, così tanto benedetta, perché lui le aveva fatto un regalo più potente della vista. Il regalo che non ha bisogno di essere visto per credere: Il regalo dell'amore che porta la luce dove c'è il buio.

(Autore sconosciuto)
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2.3: La storia d'amore di una donna cieca
La storia d'amore di una donna cieca
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