Morale della favola: non fare affidamento su ciò che non possiedi affinché le tue aspettative non siano deluse e si mutino in malcontento.
Il pavone va da Giunone
Esopo
Con questa bellissima favola, scritta tanto tempo fa sia da Esopo che da Fedro, dal titolo: "Il pavone va a lamentarsi dalla dea Giunone", gli autori ci esortano a non conformarci a ciò che la natura ci ha dato, né dobbiamo desiderare ciò che hanno gli altri. Un tema che sicuramente ha colpito tutti nel corso della vita, scatenando in noi l'invidia o la gelosia. Insomma, se invece di desiderare le cose che hanno altri, ci sforzassimo di essere grati quello che abbiamo, saremmo molto più felici.C'era una volta un pavone insoddisfatto che un giorno si recò da Giunone perché non riusciva ad accettare il fatto che alla sua nascita la dea non gli avesse assegnato il canto dell'usignolo.
"In questo modo susciterei l'invidia degli altri uccelli. Invece, non appena emetto un suono divento lo zimbello di tutti quelli che mi ascoltano." Lamentò il pavone.
Giunone cercò di consolarlo, dicendogli: "È pur vero che tu non eccelli nella virtù del canto, però devi ammettere che nessun altro uccello può superarti in bellezza. Tu puoi mostrare con orgoglio lo splendido smeraldo che brilla sul collo e la coda incastonata di gioielli e di piume quasi fosse dipinta dal più bravo dei pittori."
"Che cosa me ne faccio di questa bellezza se poi tutti quanti gli altri animali mi superano nel canto? Protestò ancora il pavone."
"La sorte ha distribuito ad ognuno di voi una qualità. A te ha dato la bellezza, all'aquila la forza, all'usignolo il canto, al corvo la profezia. E così è stato per tutti gli altri uccelli", disse infine Giunone. Poi, con tono secco e severo, concluse: Nessuno se ne è mai lamentato, soltanto tu lo stai facendo, sei un ingrato!