Morale della favola: Se ciò che noi facciamo non ci porta alcunché di utile, gloriarsi di esso è fatuo.
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Gli dei scelsero un albero
Esopo
Tanto tempo fa, nell'antica Grecia, viveva un narratore talentuoso di nome Esopo. Di lui non si sa molto, ma è dato per certo che riusciva ad attirare l'attenzione di un vasto pubblico con le sue favole. Queste meravigliose storie sono state tramandate di generazione in generazione, offrendo preziose lezioni di vita, insegnando a grandi e piccini come comportarsi e come reagire nelle diverse situazioni.Un'antica leggenda vuole che gli dei scelsero ognuno un albero da proteggere in modo da prendersene cura e sostenerlo per il resto della sua esistenza. Giove prese sotto la propria custodia la quercia, in quanto simbolo di conservazione e immobilità; la dea Venere scelse il delicato e frivolo mirto; Apollo patrocinò l'alloro, rappresentante del trionfo per eccellenza; Cibele fu custode il pino la cui altezza sovrastava le montagne ed Ercole consacrò la sua protezione al pioppo, simbolo di desiderio e ambizione.
Vedendo ciò, Minerva chiese a Giove per quale motivo la loro scelta fosse caduta su alberi sterili, cioè, su piante che non producevano alcun frutto che potesse giovare agli esseri umani. Il re dell'Olimpo così le spiegò: "Perché in questo modo nessuno può accusarci di barattare il nostro onore per la frutta".
"Che stupidaggine!" Esclamò Minerva: "Gli altri dicano pure ciò che vogliono, ma io preferisco l'ulivo proprio per i suoi frutti, poiché se nelle cose che facciamo, non troviamo un beneficio per noi e per gli altri, allora sarebbe sciocco farlo per vanità". A quel punto il padre degli dei ci pensò su un attimo e le disse: "Figlia mia, giustamente la gente dirà di te che hai fatto una scelta saggia".